OTTOBRE D'ESSAI

Giovedì 5 ottobre - Ore 21.00

CIVILTA' PERDUTA


Un film di James Gray.
Con Charlie Hunnam, Robert Pattinson.

OTTOBRE D'ESSAI

Giovedì 12 ottobre - Ore 21.00

LE COSE CHE VERRANNO


Regia di Mia Hansen-Løve.
Con Isabelle Huppert, André Marcon,

OTTOBRE D'ESSAI

Giovedì 19 ottobre - Ore 21.00

L'ALTRO VOLTO

DELLA SPERANZA


Regia di Aki Kaurismäki.
Con Sherwan Haji, Sakari Kuosmanen.

OTTOBRE D'ESSAI

Giovedì 5 ottobre - Ore 21.00

CIVILTA' PERDUTA


Un film di James Gray.
Con Charlie Hunnam, Robert Pattinson.

OTTOBRE D'ESSAI

Giovedì 12 ottobre - Ore 21.00

LE COSE CHE VERRANNO


Regia di Mia Hansen-Løve.
Con Isabelle Huppert, André Marcon,

OTTOBRE D'ESSAI

Giovedì 19 ottobre - Ore 21.00

L'ALTRO VOLTO

DELLA SPERANZA


Regia di Aki Kaurismäki.
Con Sherwan Haji, Sakari Kuosmanen.

Ottobre d'essai

Giovedì
5 ottobre 2017

Ore 21.00

 

Biglietti:
Interi Euro 4.00

 

 

 

 


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Civiltà perduta

Regia di James Gray.
Con Charlie Hunnam, Robert Pattinson, Sienna Miller, Tom Holland, Angus Macfadyen.

Il militare Percy Fawcett nella Gran Bretagna dell'inizio del secolo scorso ha davanti a sé scarse possibilità di avanzare di grado. Accetta quindi la proposta della Royal Society di recarsi in Amazzonia, ai confini tra Brasile e Bolivia, per mappare un territorio sino a quel momento privo di definizioni cartografiche.

Fawcett lascia la moglie per una missione che dovrebbe durare due anni. Rimane però così affascinato dalla foresta amazzonica da decidere di tornarvi alla ricerca di una città nascosta di cui è convinto di aver trovato significative tracce.

Percy Fawcett è stato di fatto un perfetto esemplare della società vittoriana ed edoardiana ma al contempo le si opponeva con il suo bisogno di scoperta e di avventura. Senza scomodare Conrad con il suo "Cuore di tenebra" e, cinematograficamente, Francis Ford Coppola a cui sembra alludere l'immagine che accompagna il titolo, in questo film veniamo condotti quasi per mano nella psiche di un uomo che non rinuncia ai valori della società del suo tempo ma non vuole comunque divenirne schiavo. La sua relazione con la moglie non è tale da spingerlo alla fuga dal tetto coniugale, anzi.

Non è un Mattia Pascal made in Britain che vuole far perdere le sue tracce nella foresta pluviale. Farà ritorno, e non una sola volta, ma farà anche valere quelle che ritiene siano le regole fissate per l'uomo nei confronti della donna ritenendo che i compiti affidati loro siano ben differenti.


Ottobre d'essai

Giovedì
12 ottobre 2017

 

Biglietti:
Interi Euro 4.00

 

 

 

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Le cose che verranno

Regia di Mia Hansen-Løve.
Con Isabelle Huppert, André Marcon, Roman Kolinka, Edith Scob, Sarah Lepicard.

Nathalie ha 55 anni, due figli, un marito e una madre fragile. Insegnante di filosofia, la sua vita si muove tra casa e scuola, principi filosofici e interrogativi morali.

Affidabile, onesta e leale, Nathalie si prende cura della sua famiglia e di una madre anziana sfinita dalla vita. Il suo procedere spedito dentro le cose umane è interrotto dalla confessione improvvisa del consorte, che vuole lasciarla per un'altra, e dalla morte della madre, ricoverata a malincuore in una casa di riposo.

Disorientata dal doppio abbandono e da una libertà ritrovata, Nathalie ripiega nel 'rifugio' di un ex allievo brillante e anarcoide. In quell'intervallo esistenziale e in compagnia di una gatta nera ereditata, ritrova il senso e il bandolo di sé.

Portatrice sana di prodigiosa e secca eleganza, di economia narrativa e costruzione sentimentale di un eroe, di un'eroina o di un movimento artistico (Eden), l'autrice francese esplora con L'avenir i suoi temi prediletti: il tempo (che passa), l'abbandono e la riaffermazione di sé.

Ma c'è una novità. Mia Hansen-Løve si allontana dalle rive della giovinezza per avventurarsi nella stagione della maturità con una protagonista che voleva essere amata per sempre e invece.

E invece Heinz la lascia dopo venticinque anni di matrimonio e Nathalie si deve reinventare dentro la vita e la fluidità di un racconto prosciugato da deviazioni, diversivi e comprimari.

Perché il cinema di Mia Hansen-Løve elude i passaggi ridondanti a favore dei preludi e delle conclusioni.

All'accennata drammatizzazione degli eventi fa eco l'interpretazione degli attori, che non è mai una performance ma una traversata su un filo teso sopra l'abisso in cui sembrano precipitare ma da cui si risollevano sempre. Le emozioni passano allora per questa vertigine, per questo vuoto riempito di dubbi e debolezze che donano ai suoi personaggi la volontà, una determinazione che non necessità di alcun eccesso, alcun artificio psicologico o di scrittura.


Ottobre d'essai

Giovedì
19 ottobre 2017

Ore 21.00

 

Biglietti:

Intero € 4,00

 

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L'altro volto della speranza

Regia di Aki Kaurismäki.
Con Sherwan Haji, Sakari Kuosmanen, Ilkka Koivula, Janne Hyytiäinen, Nuppu Koivu.

Khaled è un rifugiato siriano che ha raggiunto Helsinki dove ha presentato una domanda di asilo che non ha molte prospettive di ottenimento.

Wilkström è un commesso viaggiatore che vende cravatte e camicie da uomo il quale decide di lasciare la moglie e, vincendo al gioco, rileva un ristorante in periferia.

I due si incontreranno e Khaled riceverà aiuto da Wilkström ricambiando il favore. Nella società che li circonda non mancano però i rappresentanti del razzismo più becero.

Kaurismaki ha già però provveduto a metterci sull'avviso: ci sono ben altre tensioni che attraversano il mondo e il volto di Khaled, nero del carbone in cui si è nascosto, ce lo testimonia. Il Maestro finlandese continua a visitare il suo mondo di emarginati ed autoemarginati dalla vita ai quali non è concesso di mostrarsi troppo malinconici (anche se lo sono) e che a buon diritto possono provare gli stessi sentimenti dello Shylock shakespeariano.

A partire da Miracolo a Le Havre in questo universo si è però inserito, con la forza dirompente di un estremo bisogno di solidarietà, il tema dell'immigrazione. Kaurismaki non crede in una religione ed esonera da questo compito anche il suo protagonista siriano, liberandolo così da quel marchio che l'ISIS gli ha imposto e che l'Occidente più retrivo è stato ben lieto di potergli indiscriminatamente applicare.

Crede però nell'umanità e i suoi personaggi, a differenza di sacerdoti e leviti, sono buoni samaritani in cui l'egoismo cerca magari di farsi strada ma senza troppe possibilità di successo.