OTTOBRE D'ESSAI

Gioved' 27 settembre - Ore 21.00

LA STANZA

DELLE MERAVIGLIE


Regia di Todd Haynes.
Con Julianne Moore, Oakes Fegley,

OTTOBRE D'ESSAI

Giovedė 4 ottobre - Ore 21.00

IL GIOVANE

KARL MARX


Regia di Raoul Peck.
Con August Diehl, Stefan Konarske,
Vicky Krieps, Olivier Gourmet.

OTTOBRE D'ESSAI

Giovedė 11 ottobre - Ore 21.00

A QUIET PASSION


Regia di Terence Davies.
Con Cynthia Nixon, Jennifer Ehle,
Keith Carradine, Catherine Bailey.

OTTOBRE D'ESSAI

Giovedė 18 ottobre - Ore 21.00

lucky


Regia di John Carroll Lynch.
Con Harry Dean Stanton, David Lynch,
Ron Livingston, Ed Begley Jr.

OTTOBRE D'ESSAI

Giovedė 25 ottobre - Ore 21.00

2001

ODISEA NELLO SPAZIO


Regia di Stanley Kubrick.
Con Keir Dullea, Gary Lockwood,
William Sylvester, Daniel Richter.

Ottobre d'essai

Giovedì
27 settembre 2018

Ore 21.00

 

Biglietti:

Interi Euro 4.00

 

 

 

 

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La stanza delle meraviglie

Regia di Todd Haynes.
Con Julianne Moore, Oakes Fegley, Millicent Simmonds, Jaden Michael.

Esistevano wunderkammer d’ogni foggia e dimensione, potevano essere allestite in una piccola stanza, essere contenute all’interno di un armadio o interessare un intero edificio.

L’epoca di massimo splendore delle camere delle meraviglie terminò verso la metà del settecento, con l’avvento del moderno pensiero scientifico, anche se l’ impulso che spinge alla loro creazione sopravvive tutt’oggi forte come non mai, forse poiché coincide con un bisogno antico quanto l’uomo: quello di possedere e controllare l’universo in cui vive.

E La stanza delle meraviglie di Todd Haynes attinge a piene mani a tutto questo, utilizzandolo come struttura narrativa per orchestrare le storie parallele di due bambini, entrambi privi di udito, che vivono la loro fuga da una vita spietata, verso un sogno che scaturisce nel cuore più profondo del Museo di Storia Naturale di New York.

Disseminate nel corso della vicenda si colgono spiegazioni sulla storia delle wunderkammer e sul concetto di curatore, ovvero di colui che per scelta professionale o per vocazione decine di intraprendere la raccolta.

Il film è tratto dal romanzo illustrato Wonderstruck di Brian Selznick, già autore del libro da cui è tratto Hugo Cabret (2011) di Martin Scorsese, altra pellicola dove il concetto di camera delle meraviglie si affaccia timidamente.

Selznick ha lavorato personalmente sulla sceneggiatura del film, potendosi cosi permettere di difendere i concetti base più importanti, pericolosamente a rischio in un sistema produttivo che aborrisce gli approfondimenti culturali, avulsi dalla mera spettacolarizzazione.


Ottobre d'essai

Giovedì
4 ottobre 2018

Ore 21.00

 

Biglietti:

Interi Euro 4.00

 

 

 

 

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Il giovane Karl Marx

Regia di Raoul Peck.
Con August Diehl, Stefan Konarske, Vicky Krieps, Olivier Gourmet, Hannah Steele.

Il film è incentrato sul rapporto fra Marx e Engels a partire dal loro primo incontro, nei primi anni ’40 dell’Ottocento, fino al 1848 momento in cui i due – allora rispettivamente ventinovenne e ventisettenne – terminano la stesura del Manifesto del Partito Comunista e ne iniziano a promuovere la diffusione.

Se gli effetti del Manifesto – già a partire dal fatidico 1848 – sono noti a tutti, quello che è meno noto è come i due filosofi abbiano maturato e costruito giorno per giorno un sentimento, di come l’abbiano trasformato in un’idea, e come siano arrivati sino a strutturarlo in una vera e propria dottrina politica.

Ed è questo che il film racconta. Del resto per tentare di spiegare, anche solo in maniera superficiale, o voler entrare nel merito della filosofia marxista non sarebbero sufficienti «né cinque minuti, né cinque ore, né cinque anni e nemmeno cinquanta!», come dice il regista.

Ragione per cui ciò che il film mostra sono le dinamiche storiche, sociali, culturali e politiche della relazione fra i due pensatori certo, ma soprattutto la dimensione privata e umana di un rapporto intellettuale destinato a cambiare la Storia.

Con una sensibilità che sembra maturata da un cineasta caparbiamente e orgogliosamente comunista come Robert Guédiguian, qui produttore (fra gli altri), Peck riesce a entrare con grande efficacia nell’intimità della vita familiare di entrambi i protagonisti, evitando di cadere nella trappola del biopic agiografico di stile televisivo e mantenendo invece uno sguardo carico di rigore ma allo stesso tempo interiore, emotivo.


Ottobre d'essai

Giovedì
11 ottobre 2018

Ore 21.00

 

Biglietti:

Intero € 4,00

 

 

 

 

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A Quiet Passion

Regia di Terence Davies.
Con Cynthia Nixon, Jennifer Ehle, Keith Carradine, Catherine Bailey, Jodhi May.

Emily Dickinson è Nata nel 1803 ad Ambers nel Massachusetts.

Mentre studia alle scuole superiori decide di allontanarsi dal College di Mount Holyoke per non doversi professare cristiana. Da quel momento vivrà nella casa paterna riducendo sempre più le frequentazioni del mondo esterno e dedicandosi alla scrittura e in particolare alla poesia.

Alcune sue opere vengono pubblicate mentre è ancora in vita anche se l'editore le rimaneggia per farle aderire ai canoni che ritiene più appetibili per i lettori.

Terence Davies ha fatto centro dove altri hanno talvolta fallito. Immaginare cioè la biografia di una poetessa del livello della Dickinson della cui vita da autoreclusa sembrerebbe che non si sapesse abbastanza per farne un film e riuscire a trarne una narrazione che non solo si salva dalla consueta ricostruzione filologica delle opere cosiddette 'in costume' ma offre al pubblico occasioni di riflessione su un'epoca non dimenticando (e qui sta l'ulteriore eccezionalità) occasioni di sorriso quando non di aperta risata.

Davies, grazie a una straordinaria Cynthia Nixon, delinea con maestria il progressivo aprirsi all'arte di una donna che al contempo si sta chiudendo alla vita.

Perché Emily, così radicalmente trasgressiva in età giovanile, si trasforma progressivamente in una donna eccentrica (solo abiti bianchi e scarsissimi contatti diretti con persone al di fuori della cerchia familiare) che diviene però sempre più rigida nei confronti delle regole che applica a se stessa e vorrebbe estendere agli altri.

È un mondo circoscritto in spazi che la macchina da presa esplora in più di un'occasione offrendo al décor il valore che esso aveva in una casa borghese e puritana dominata dalla figura di un padre comprensivo ma fermo nel decidere cosa fosse giusto e cosa sbagliato. Le parole delle innumerevoli lettere e delle poesie riecheggiano la vita di una donna dalla sensibilità acuta che si trova a vivere in un mondo in cui sono gli uomini a dominare e spinta quindi a cercare un quasi impossibile equilibrio da reclusa nel rapporto con una sorella amata e al contempo invidiata


Ottobre d'essai

Giovedì
18 ottobre 2017

Ore 21.00

 

Biglietti:

Intero € 4,00

 

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Lucky

Regia di John Carroll Lynch.
Con Harry Dean Stanton, David Lynch, Ron Livingston, Ed Begley Jr., Tom Skerritt.

Alla soglia dei novant'anni Lucky tiene fede al suo nomignolo. Pur fumando un pacchetto di sigarette al giorno e bevendo alcolici, le sue diagnosi mediche sono impeccabili. Ma dopo una caduta comincia a temere la morte e la solitudine.

Quando in un film tutto è prevedibile, ma il fatto che lo sia non ha alcuna importanza. Lucky è un film di attori, anzi di attore: un Harry Dean Stanton alle prese con la performance di una vita, in cui infonde elementi autobiografici e schegge delle maschere indossate in passato. Una parabola sulla paura della morte e su come affrontarla per ritrovare interesse e stupore nella vita.

Un omaggio cinefilo a un'icona del cinema, la cui associazione con il deserto, che circonda la cittadina in cui il film è ambientato, rimanda immediatamente a Paris, Texas.

E insieme ad altre mille interpretazioni di una carriera lunghissima: come quelle con David Lynch - nessuna parentela con John Carroll Lynch, il regista di Lucky - che qui si ritaglia il ruolo di un altro anziano solitario, più eccentrico e meno cinico di Lucky, fissato con una testuggine centenaria fuggita di casa. Metafora forse ovvia, ma ottimamente gestita, di un mondo che sopravvive al passaggio dell'uomo, alla caducità di esistenze che si affannano a lasciare un segno indelebile.

Tra tumbleweed che rotolano e tartarughe che si trascinano, scorre un piccolo film in cui cinismo e sentimenti possono felicemente convivere. Dove il lucido ateismo del protagonista è destinato a smussarsi e scendere a patti con la paura del vuoto, senza per questo compromettere gli ideali di una vita. O in cui è possibile commuoversi senza avvertire la forzatura di uno script costruito per estrarre lacrime, come nella scena della festa di compleanno, gioiello di spontaneità, o in quella - che pare quasi un omaggio a Una storia vera - del ricordo di guerra condiviso con un redivivo Tom Skerritt. "Sentirsi soli e stare da soli sono due cose differenti" è solo una delle sentenze memorabili di un film semplice, schietto, all'antica, che si serve di un attore maiuscolo per zoomare su uno spicchio della vita, quello terminale, troppo spesso ignorato o trasfigurato in forme posticce


Ottobre d'essai

Giovedì
25 ottobre 2017

Ore 21.00

 

Biglietti:

Intero € 4,00

 

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Il film venne presentato in anteprima mondiale il 2 aprile 1968 a Washington, USA, mentre in Italia uscì il 12 dicembre dello stesso anno.

 

Questa proiezione vuole essare una celebrazione dei 50 anni dalla sua anteprima.

 

2001 - Odissea nello spazio

Regia di Stanley Kubrick.
Con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter, Leonard Rossiter.

Alle origini dell'uomo, quando le scimmie erano ancora scimmie, un misterioso monolito compare sulla Terra. La sua presenza attiva l'intelligenza dei primati che comprendono l'uso delle ossa degli animali uccisi quali prolungamenti delle loro braccia. 2001.

Sulla Luna, in prossimità del cratere Tyco, è stato trovato un monolito la cui esistenza viene tenuta sotto il massimo segreto. Il monolito improvvisamente lancia un segnale indirizzato verso il pianeta Giove. Diciotto mesi dopo l'astronave Discovery si dirige verso il pianeta. A bordo si trovano due astronauti, Frank e David, tre ricercatori ibernati e il computer della nuova generazione, HAL 9000, in grado di controllare il funzionameto di tutta l'astronave, nonché di dialogare con gli astronauti. L'infallibile computer segnala un guasto in uno degli elementi esterni dell'astronave ma il pezzo, sottoposto a numerosi test, risulta essere in ottime condizioni di funzionamento.

I due astronauti debbono arrendersi al fatto che HAL ha sbagliato e decidono di disattivarlo. Hal fa allora in modo che il pezzo venga rimesso al suo posto e trancia il tubo dell'ossigeno di Frank.

Quando David, uscito per recuperare il cadavere del compagno, tenta di rientrare il computer glielo impedisce. L'astronauta distrugge la memoria del computer, apprende il vero scopo della missione (raggiungere Giove per scoprire il mistero del monolito) e arriva sul pianeta su cui morirà per rinascere a nuova vita. Capolavoro in assoluto, non della storia del cinema di fantascienza ma di quella del cinema tout court, 2001rappresenta una delle riflessioni più articolate giunte sul grande schermo sul rapporto civiltà/tecnologia nonché sul destino dell'umanità.

Kubrick, che ha sempre amato poco l'ipertecnicismo (pur avvalendosene sempre e ai massimi livelli sul piano delle sue produzioni), riesce a sviluppare il suo discorso a partire da un romanzo di Arthur C. Clarke. Ciò che nel testo letterario è precisa descrizione, nel film diventa suggestione. A partire dalla scelta di una colonna sonora che ha fatto epoca, con le note del Danubio blu ad accompagnare il volo delle astronavi.