Stagione

Teatrale

La Filanda

 

Venerdì

31 Gennaio 2020

Auditorium La Filanda

Ore 21.00

LUDUS IN FABULA

Separazione

di Tom KEMPINSKI

Regia e traduzione: Marina THOVEZ
Con: Marina THOVEZ e Mario ZUCCA
Scene Eugenio GUGLIELMINETTI

 

Separazione è la storia di Sarah, attrice newyorkese, e Joe, commediografo londinese, separati appunto, da un oceano.

I due non si conoscono, ma il destino intreccia le loro esistenze. Sarah vuole mettere in scena una famosa commedia di Joe e lo chiama al telefono per chiedergli il permesso.

Tutto finirebbe qui se non fosse che lo scrittore, da tempo bloccato sulla pagina bianca, buffo malato di agorafobia, ciccione e solo, ha un forsennato bisogno di parlare con qualcuno. E Sarah ha una particolarità che la rende in grado di identificarsi con la protagonista della commedia di Joe meglio di chiunque altro. Attraverso l’oceano e i fili del telefono tra i due nasce una sorprendente amicizia, e finalmente s’incontrano…

All’apertura del sipario la scena si presenta divisa in due parti: le stanze dei protagonisti. Sarah Wise (un’impegnata e seria Marina Thovez cui si devono anche la regia e l’adattamento teatrale), attrice trentenne abita a New York, nella zona centrale di Manhattan, al 23° piano di un edificio inserito tra i grattacieli e la sua stanza da letto matrimoniale è curata nei particolari dai colori pastello, ai comodini Pierre Deux, alle stampe orientali fino alle tende elegantemente trattenute da cordoni.

Il suo carattere è in perfetta sintonia con l’ambiente che si è costruito: estroverso, schietto, luminoso e solare malgrado un problema grave di salute che l’affligge da anni senza condizionarla più di tanto. Joe Green (interpretato dal bravo Mario Zucca), cinquantenne commediografo in profonda crisi vive in un appartamento scuro e tetro sito nella zona nord di Londra e arredato in modo anonimo con mobili scompagnati in parte propri e in parte del padrone di casa.

In fondo un tavolo con una macchina da scrivere con fogli disordinatamente sparsi che suggeriscono l’idea di abbandono e in primo piano un televisore sempre acceso, cordone ombelicale verso il ‘cattivo’ mondo esterno dello sciattonato Joe introverso, chiuso, cupo, agorafobico e un po’ obeso per una cattiva nutrizione fatta di patatine e coca-cole ingurgitate nevroticamente. Elemento comune a entrambi gli ambienti il telefono che per un caso della vita aiuta i protagonisti a superare la reale ‘separazione’ geografica fatta di miglia di Oceano e la metaforica ‘separazione’ del non conoscersi.

Galeotta di questo incontro la decisione di Sarah di mettere in scena una famosa commedia dell’ormai spento Joe cui chiede l’autorizzazione come autore. Pian piano si forma un filo di avvicinamento che, pur con alcune battute d’arresto, vede il risorgere alla vita del sepolto in casa. A prima vista una commedia facile - con un primo tempo a volte al di sopra delle righe e vagamente surreale e un secondo più equilibrato e ritmato - che in verità è da capire meglio al di là dell’approccio immediato: 8 telefonate disegnano momenti importanti di due vite e di una resurrezione.

Wanda Castelnuovo