MARZO D'ESSAI

Mercoledė - ore 14.30
Giovedė - ore 21.00

a cena con delitto

Regia di Rian Johnson.

Con Daniel Craig, Chris Evans,
Ana de Armas, Jamie Lee Curtis.

MARZO D'ESSAI

Mercoledė - Ore 14.30
Giovedė - Ore 21.00

la dea fortuna

Regia di Ferzan Ozpetek.

Con Stefano Accorsi, Edoardo Leo,
Jasmine Trinca, Sara Ciocca.

MARZO D'ESSAI

Mercoledė - Ore 14.30
Giovedė - Ore 21.00

Richard Jewell

Regia di Clint Eastwood.

Con Sam Rockwell, Kathy Bates,
Jon Hamm, Olivia Wilde,Dexter Tillis.

MARZO D'ESSAI

Mercoledė - Ore 16.00
Giovedė - Ore 21.00

FIGLI

Regia di Giuseppe Bonito.

Con Paola Cortellesi,
Valerio Mastandrea, Stefano Fresi.

MARZO D'ESSAI

Mercoledė - Ore 14.30
Giovedė - Ore 21.00

PARASITE

Regia di Bong Joon-ho.

Con Song Kang-ho, Lee Sun-kyun,
Yeo-jeong Jo, Choi Woo-Sik,
Park So-dam, Hyae Jin Chang.

Care amiche, cari amici,

per prima cosa vogliamo scusarci per il nostro silenzio dei giorni trascorsi. Avremmo voluto aggiornarvi su quanto avevamo in animo di fare, ma le cose si sono svolte con tale rapidità che inseguirle sarebbe stato piuttosto difficile.

Ora che - finalmente - c'è un tempo sufficientemente lungo davanti a noi, anche se non sono esclusi aggiornamenti e aggiustamenti in corso d'opera, vorremmo farvi conoscere la situazione vista dai nostri occhi.

Naturalmente sopra ogni decisione e valutazione sta il DPMC dell'8 marzo - l'ultimo uscito con le rigide norme che hanno l'intento di contenere quanto più possibile la diffusione del contagio del Covid19 - che ha imposto la chiusura di tutti gli spazi, e non solo quelli chiusi, destinati all'aggregazione delle persone. Chiusi quindi cinema, teatri, musei, sale da concerto e quant'altro per cui automaticamente tutte le attività previsto in Auditorium alla Filanda sono state sospese.

Questo significa la cancellazione degli ultimi due spettacoli teatrali, compreso quello in cartellone per il 27 marzo prossimo, della serata dedicata alle donne con un tributo a Joni Mitchell, l'azzeramento della programmazione cinematografica - sia del fine settimana che ogni altro, la sospensione della Stagione di Opera e Balletto.

Tutto questo, purtroppo, senza una data certa di ripresa. Sarà l'evoluzione della situazione sanitaria nazionale (e forse anche quella delle Nazioni che ci circondano) a dettare i tempi per la riapertura di queste attività.

Da parte nostra, non possiamo fare altro che confermare la nostra più decisa intenzione di riportare in Auditorium quello che siamo stati costretti a sottrarvi, e promettervi che vi terremo tempestivamente informati dell'evoluzione delle cose.

Per il momento, aiutiamoci l'un l'altro attenendoci seriamente alle disposizioni che sono state comunicate dal DPCM di cui sopra e dalla nostra Amministrazione Comunale e che sono rimbalzate da ogni parte, creando talvolta insicurezza e confusione.

Queste disposizioni si riassumono brevemente in questo: RIMANIAMO IN CASA !!!

Grazie per la vostra attenzione; ci rivedremo presto!

Marzo d'Essai

 

 

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Interi Euro 4.00

 

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A cena con delitto

Regia di Rian Johnson.

Con Daniel Craig, Chris Evans, Ana de Armas, Jamie Lee Curtis, Michael Shannon (II)

Harlan Thrombey, romanziere, editore e carismatico patriarca di una bizzarra famiglia allargata, è morto. Scoperto dalla giovane cameriera Marta la mattina dopo un'imponente festa di compleanno per i suoi 85 anni, il cadavere eccellente ha la gola tagliata ma sembra essere il frutto di un suicidio.

La lussuosa villa di campagna di Thrombey vede l'arrivo di due ispettori di polizia, dell'investigatore privato Benoit Blanc, e dei familiari del ricco imprenditore, guidati dai figli Linda e Walter e dalla nuora Joni. Con un'eredità che fa gola a ognuno di loro, e con un'indagine che gratta sotto la superficie degli eventi, la costernazione lascia velocemente il posto al sotterfugio e al pregiudizio.

C'è una profonda voglia di divertimento alla base di Cena con Delitto, rivisitazione di un giallo vecchio stampo alla Agatha Christie in cui il filo del godimento sfacciato parte dal marketing del film, passa per il gioco corale di un cast d'eccezione, e arriva fino all'intento iniziale del regista Rian Johnson.

Triturato dal macchinario dell'intrattenimento globale per non essere andato troppo sul sicuro con il suo Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi, Johnson trova in Cena con Delitto l'occasione di divertirsi in modo sicuro e circoscritto, aggiornando al presente un genere dallo spirito demodé come il murder mystery.

Teletrasportandosi nel passato, non per uccidere se stesso come in Looper, ma per inseguire la gioia degli esordi che lo portava a sperimentare con le regole del racconto, Johnson va ad abitare con profitto "in un tabellone di Cluedo" come del resto fa il buon Christopher Plummer, che vuole essere al tempo stesso un padre attento e un narratore birichino, esercitando in entrambi i casi un controllo assoluto sulla storia sua e degli altri.

Ciò che rotola fuori dalla scatola del gioco da tavolo non cambia mai: in questo caso una villa isolata piena di trucchi, un delitto, un detective e un gruppo di sospettati che si accusa a vicenda. Un Daniel Craig dal sinuoso accento del sud guida le danze nella grande tradizione degli indagatori cinematografici che sgonfiano il proprio genio con un po' di goffaggine, mentre al suo fianco la sincerità normale e senza rigurgiti di Ana de Armas è la vera protagonista.

E se lo spazio dato al suo personaggio sembra tradire la promessa iniziale di mettere al centro della scena la celebrità e il virtuosismo del resto del cast, tale è proprio il commento "meta" di Rian Johnson, che spinge via il privilegio della vecchia America bianca in favore della ragazza di famiglia immigrata.


Marzo d'essai

 

 

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Interi Euro 4.00

 

 

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La dea fortuna

Regia di Ferzan Ozpetek.

Con Stefano Accorsi, Edoardo Leo, Jasmine Trinca, Sara Ciocca, Edoardo Brandi.

Alessandro e Arturo sono una coppia consolidata, ma il loro rapporto sta mostrando la corda: Alessandro, idraulico dal fascino animalesco che attira uomini, donne e bambini, porta a casa il pane e cede volentieri ai piaceri della carne; Arturo, traduttore passivo aggressivo, non è diventato né uno scrittore famoso né un cattedratico, e patisce l'assenza di un rapporto fisico, e ancor di più di uno scambio verbale, con il suo partner sfuggente.

Nella routine cristallizzata dei due irrompono Annamaria, ex compagna di Alessandro, e i suoi due figli nati da padri diversi, e tutti gli equilibri saltano.

Annamaria deve fare alcuni esami diagnostici e affida i figli alla coppia di amici, che dovranno fare i conti con una responsabilità genitoriale forse mai nemmeno immaginata, nonché con la capacità dei bambini di metterti di fronte a quello che sei veramente.

Bentornati nel Regno di Oz-petek dove non esistono solo due sessi, dove si mangia e si balla insieme su una terrazza romana (in zona Ostiense), si vive fra sfumature smaltate color lapislazzuli e si mostra il cuore, qualche volta litigando ad alta voce, qualche altra guardandosi intensamente negli occhi.

Il registro è più musicale che cinematografico, a volte da opera, a volte da operetta. E a tratti c'è solo il silenzio di quando si ha veramente paura. Nei suoi momenti migliori il film si libra con l'afflato lirico di un'aria verdiana, come la canzone di Mina e Fossati che fa da libretto; nei passaggi meno ispirati intrattiene come una canzonetta estiva di quelle con i movimenti ripetuti tutti insieme, perché il cinema di Ozpetek è codificato nell'immaginario collettivo e la ripetizione fa parte del suo richiamo.

Il genere è a metà fra la commedia romantica e il melodramma, ma sono molti i momenti horror: dal lungo piano sequenza iniziale che va a stanare due bambini chiusi in un armadio-sarcofago al murale dove sono disegnati teschi e piccoli impiccati; dalla stanze asettica di un ospedale a quella spettrale di un defunto alle strade che, quando perdi di vista un bambino, diventano i corridoi di un labirinto. Eppure questo film che, come consuetudine ozpetekiana, parla anche di malattia e di morte, ha un'energia vitale insopprimibile che tracima nella risata liberatoria, nella commozione struggente, nella dolcezza del riconoscersi parte di un'umanità dolente e spaventata.


Marzo d'essai

 

 

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Intero € 4,00

 

 

 

 

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Richard Jewell

Regia di Clint Eastwood.

Con Sam Rockwell, Kathy Bates, Jon Hamm, Olivia Wilde, Paul Walter Hauser, Dexter Tillis.

Atlanta, Georgia. Richard Jewell è un trentenne sovrappeso che vive ancora con la mamma e si considera un tutore della legge, ma in realtà svolge per lo più lavoretti di sorveglianza. Richard considera sua missione proteggere gli altri ad ogni costo: dunque, durante gli eventi che precedono le Olimpiadi del 1996, è il primo a dare l'allarme quando vede uno zaino sospetto abbandonato sotto una panchina.

Questo fa sì che l'attentato dinamitardo del 27 luglio al Centennial Olympic Park abbia esiti po' meno tragici di quelli previsti dall'attentatore, e Richard diventa l'eroe che aveva sempre sognato di essere: ma la sua celebrità istantanea non tarderà a rivoltarglisi contro e a farlo precipitare dal sogno all'incubo.

Basato sulla vera storia dell'"eroe di Atlanta" e su un articolo intitolato "American Nightmare", Richard Jewell conta fra i suoi produttori Leonardo DiCaprio e Jonah Hill e dà modo a Clint Eastwood di attingere di nuovo alla realtà per affrontare il modo in cui, soprattutto negli Stati Uniti, un essere umano viene issato sull'altare e poi gettato nella polvere sulla base dello storytelling che gli viene costruito intorno.

Lo stesso Eastwood conosce bene la claustrofobia di sentirsi cucita addosso una narrazione che non corrisponde alla propria identità: ha impiegato anni a smarcarsi dall'immagine di attore di scarso spessore e acquisire credibilità come autore cinematografico. Persino politicamente la narrazione che lo riguarda è sempre stata poco aderente alla sua reale complessità.

Richard Jewell è una parabola su come i centri di potere - qui i mass media e l'FBI - procedano ottusamente ad appiccicare etichette e ad affibbiare ruoli, indipendentemente da quanto rispecchino la vera natura delle persone. Ed è proprio la verità che risiede in Richard Jewell, e che non corrisponde alla profilazione di lui fatta, il cuore pulsante di questa storia.

Eastwood compie una scelta davvero radicale, che verrà probabilmente equivocata da quel pubblico che lo vede ancora come un reazionario: ovvero quella di calare la vicenda in un immaginario cinematografico riconoscibile principalmente attraverso le sue maschere. Così Jon Hamm è un ispettore dell'FBI anni '40 e Olivia Wilde interpreta la sua giornalista d'assalto come uno dei personaggi che hanno reso celebre Barbara Stanwick (e probabilmente indignerà chi si batte per una rappresentazione meno stereotipata e ingenerosa delle donne al cinema).


Marzo d'essai

 

Biglietti:

Intero € 4,00

 

 

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Figli

Regia di Giuseppe Bonito.

Con Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Stefano Fresi, Valerio Aprea, Paolo Calabresi

Nicola e Sara hanno scoperto a loro spese uno dei segreti meglio custoditi della contemporaneità: fare il secondo figlio, nell'Italia della natalità zero e della precarietà come regola di vita, rischia di innescare una bomba ad orologeria, e aprire il varco ad una serie di incognite spesso difficili da gestire.

La relazione fra Nicola e Sara, teoricamente imperniata su una divisione dei compiti 50/50, fa sentire ognuno di loro non riconosciuto nei suoi sforzi e gravato dal 200% delle incombenze familiari. Che fare allora quando tutto quello che vorresti è saltare fuori dalla finestra di casa tua e abbandonare il campo?

Quasi vent'anni dopo Casomai di Alessandro D'Alatri, Mattia Torre prova a fare i conti con uno dei grandi problemi del presente, del quale il cinema parla pochissimo: la quotidiana lotta per la sopravvivenza delle coppie (relativamente) giovani in una nazione dove sembra che tutto cospiri contro il nucleo famigliare.

Il duplice obiettivo è quello di far uscire dall'isolamento queste coppie in trincea, che probabilmente si ritengono le uniche a non farcela a gestire la propria quotidianità, a maggior ragione quando arrivano i figli, e di denunciare la mancanza di empatia e di sostegno dello Stato e delle istituzioni nei loro confronti.

Invece di essere aiutati Nicola e Sara sono infatti tempestati dalle cartelle esattoriali e si vedono rispondere dai loro genitori, quella generazione ex sessantottina che "si è mangiata tutto", che loro sono la maggioranza demografica che detiene il potere decisionale e i cordoni della borsa. E il tallone d'Achille di Nicola e Sara sembra essere proprio quello di "credere ancora in questo Paese" che non sembra accorgersi delle loro difficoltà.

Come sempre Torre, qui purtroppo alla sua ultima sceneggiatura, mette il dito sulla piaga e racconta la contemporaneità e la sua generazione con una precisione e un'attenzione ai dettagli (fantastico quello sulla ferocia che si innesca al terzo passaggio di fazzoletto sulla bocca di un bambino) che raccontano la cura dell'autore e rendono riconoscibile ogni svolta narrativa.

Il regista Giuseppe Bonito prende in mano la sceneggiatura con rispetto e applica alcuni stratagemmi visivi già usati da Torre nell'adattamento televisivo del suo La linea verticale: ad esempio calare i suoi personaggi dentro un panorama bianco latte che ne delinea la sensazione di isolamento cosmico. E i tanti amici di Torre appaiono in cammei anche brevissimi, mostrando un sostegno non solo professionale al progetto.


Marzo d'essai

 

 

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Intero € 4,00

 

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Parasite

Regia di Bong Joon-ho.

Con Song Kang-ho, Lee Sun-kyun, Yeo-jeong Jo, Choi Woo-Sik, Park So-dam, Hyae Jin Chang.

Ki-woo vive in un modesto appartamento sotto il livello della strada. La presenza dei genitori, Ki-taek e Chung-sook, e della sorella Ki-jung rende le condizioni abitative difficoltose, ma l'affetto familiare li unisce nonostante tutto. Insieme si prodigano in lavoretti umili per sbarcare il lunario, senza una vera e propria strategia ma sempre con orgoglio e una punta di furbizia.

La svolta arriva con un amico di Ki-woo, che offre al ragazzo l'opportunità di sostituirlo come insegnante d'inglese per la figlia di una famiglia ricca: il lavoro è ben pagato, e la villa del signor Park, dirigente di un'azienda informatica, è un capolavoro architettonico. Ki-woo ne è talmente entusiasta che, parlando con la signora Park dei disegni del figlio più piccolo, intravede un'opportunità da cogliere al volo, creando un'identità segreta per la sorella Ki-jung come insegnante di educazione artistica e insinuandosi ancor più in profondità nella vita degli ignari sconosciuti.

Bong Joon-ho ha costruito una carriera sulla distorsione del fantastico, con affreschi plastici di larga scala come The Host, Snowpiercer e il recente Okja. A dispetto del titolo, però, in Parasite non ci sono creature, né immersioni nel soprannaturale: solo due famiglie, due case, e la brutale dissezione di una disuguaglianza di classe nella società tanto coreana quanto globale.

Le due case - letteralmente - raccontano la storia, con gli eventi sempre più tesi e rocamboleschi che vengono incorniciati da due finestre, ognuna con quattro pannelli. La prima è una minuscola apertura ribassata su un vicolo, che lascia entrare rumori, disturbi e disinfestazioni nel salotto dei protagonisti, già impegnati a contorcersi nelle poche stanze disponibili alla ricerca di una connessione WiFi priva di password nei paraggi. La seconda è una gigantesca vetrata a parete nella villa dei Park, che "inquadra" l'ampio giardino teatro di un climax a orologeria, e invita lo sguardo esterno, d'invidia e di indagine.

Nell'era delle fratture sociali sempre più scomposte, Parasite è un'eccellente lettura del suo tempo, che Bong Joon-ho riposiziona nel verticale delle stratificazioni domestiche dopo averlo disteso sull'orizzontalità del treno in Snowpiercer. Alla fotografia, vivida e fluida nello sfruttare i volumi architettonici, c'è Hong Kyung-po, reduce dal fenomenale lavoro su Burning, che della lotta di classe faceva uno sfondo elegante laddove Parasite la erge ad allegoria principale. E come studio delle idiosincrasie familiari, Bong Joon-ho riesce a entrare nel pieno territorio del primo Lanthimos e dell'ultimo Peele.