OTTOBRE D'ESSAI

Mercoledì 6 novembre - ore 16.00
Giovedì 7 novembre - ore 21.00

i migliori anni

della nostra vita

Regia di Claude Lelouch.
Con Anouk Aimée, Jean-Louis Trintignant.

OTTOBRE D'ESSAI

Mercoledì 13 novembre - Ore 16.00
Giovedì 14 novembre - Ore 21.00

ANTROPOCENE

DOCUMENTARIO
di Jennifer Baichwal, Edward Burtynsky
e Nicholas de Pencier.

OTTOBRE D'ESSAI

Mercoledì 20 novembre - Ore 16.00
Giovedì 21 novembre - Ore 21.00

LE VERITA'

Regia di Kore'eda Hirokazu.
Con Catherine Deneuve, Juliette Binoche.

OTTOBRE D'ESSAI

Mercoledì 27 novembre - Ore 16.00
Giovedì 28 novembre - Ore 21.00

brave ragazze

Regia di Michela Andreozzi.
Con Ambra Angiolini, Ilenia Pastorelli
e Serena Rossi.

OTTOBRE D'ESSAI

Mercoledì 4 dicembre - Ore 16.00
Giovedì 5 dicembre - Ore 21.00

C'ERA UNA VOLTA

A HOLLYWOOD

Regia di Quentin Tarantino.
Con Leonardo DiCaprio e Brad Pitt.

Si avverte che titoli e date sono ancora in attesa di conferma da parte delle case distributrici e che da quest'anno ci saranno proiezioni pomoridiane nella giornata di Mercoledì alle ore 16.00.

Novembre d'Essai

Mercoledì
6 novembre 2019

Ore 16.00

Giovedì
7 novembre 2019

Ore 21.00

 

Ingresso Euro 4.00

 

 

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I migliori anni

della nostra vita

Regia di Claude Lelouch.

Con Anouk Aimée, Jean-Louis Trintignant, Marianne Denicourt, Souad Amidou, Antoine Sire.

Jean-Louis Duroc, un tempo campione a livello internazionale di auto da corsa, si trova ora in una casa di riposo. La sua memoria talvolta vacilla ma su un punto rimane stabile: il ricordo della storia d'amore vissuta con Anne Gauthier 50 anni prima.

Il figlio Antoine ne è consapevole e decide di andarla a cercare. Se Anne accetterà di recarsi a trovarlo questo forse potrà fare del bene a suo padre. Anne accetta.

Il mondo del cinema ha delle sue specificità alcune delle quali possono sembrare in contraddizione tra di loro ma, per fortuna, si tratta di una contraddizione salvifica.

Perché si può tranquillamente bypassare il fatto che nel 1986 Claude Lelouch aveva già fatto reincontrare Jean-Louis Trintignant e Anouk Aimèe (ovvero Jean-Louis Duroc e Anne Gauthier) in Un uomo una donna oggi film che non è da annoverare tra i suoi esiti migliori.

I due si ritrovavano e comprendevano di non poter fare a meno l'uno dell'altra. Ma il cinema fortunatamente può anche essere memoria attiva e allora ben venga che Lelouch dimentichi e ci faccia dimenticare quel film non riuscitissimo (salvo per alcune immagini in cui si vede Jean-Louis gravemente ferito per un incidente) per proporci invece uno delle sue opere più intime e capaci di suscitare emozioni.

A un certo punto l'anziano Jean-Louis dice: "È più facile sedurre 1000 donne che sedurre la stessa 1000 volte". Il cinema di Lelouch è stato spesso tentato dalla seduzione nei confronti dello spettatore con fasi iniziali di film in cui entravano in scena innumerevoli personaggi che andavano ad ingrossare rivoli di storie attraenti che talvolta però finivano con il disperdersi in favore di quelle principali.

Questa volta il registro è totalmente differente. Basta osservare, in stato di completa ammirazione nella prima sequenza, il volto di Trintignant su cui, ripreso in primo piano, scorrono per alcuni minuti ricordi, pensieri piacevoli, vuoti di memoria senza che nessuna parola venga pronunciata, per comprendere che Lelouch ha fatto definitivamente propria la frase di Victor Hugo che dà anche il titolo al film: "I migliori anni di una vita sono quelli ancora da vivere". Lelouch 'vive' questo film girato in continuità e nell'arco di soli 13 giorni.


Comune di Cornaredo - Assessorato alla Cultura

Mercoledì
13 novembre 2019

Ore 16.00

Giovedì
14 novembre 2019

Ore 21.00

 

Biglietti:

Interi Euro 4.00

 

 

 

 

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Proiezioni ad ingresso libero
sino ad esaurimento dei posti

Antropocene

Regia di Jennifer Baichwal, Edward Burtynsky, Nicholas de Pencier.

Anthropocene è il completamento, dopo Manufactured Landscapes (2006) e Watermark (2013), di una trilogia di documentari sull'impatto delle attività umane sul nostro pianeta.

Un viaggio in sei continenti, narrato dalla voce di Alicia Vikander, per accostare i diversi modi nei quali l'uomo sta sfruttando le risorse terrestri e modificando la Terra come mai prima, più di quanto facciano i fenomeni naturali.

La tesi dell'Anthropocene Working Group, che ha avviato i suoi studi nel 2009, è che gli ultimi 10.000 anni costituiscano un'era geologica vera e propria.

I canadesi Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier ed Edward Burtynsky hanno cominciato, nel 2005, all'inizio anche con il connazionale Peter Mettler, a investigare i paesaggi trasformati dalla mano dell'uomo per arrivare a una conclusione, che è anche il punto più alto e ambizioso dell'opera.

Un film con una tesi non nuova: ovvero che l'umanità sta sfruttando, più del dovuto, il pianeta, compromettendone lo stato e con conseguenze potenzialmente ancora più gravi, ma sviluppata in maniera organica e complessa con immagini spettacolari, che siano aeree o subacquee, dal forte impatto visivo e suono che sottolinea ed enfatizza. L'uomo ha superato i limiti e questo assunto esce da ogni immagine filmata in 43 luoghi di 20 diversi Paesi. In Kenya si accatastano le zanne sequestrate ai bracconieri di elefanti, che uccidono per ottenere l'avorio da commercializzare sui mercati asiatici, per essere bruciate.

Un gesto di enorme portata, che apre e chiude Anthropocene e vuole essere un segnale ai cacciatori. Intanto in un laboratorio di Hong Kong si continua a lavorare avorio per ottenere oggetti di vario tipo, che richiedono lavorazioni anche di anni, stavolta di provenienza legale: arriva dalla Siberia e dai ghiacci e dal permafrost che si sciolgono permettendo di recuperare i resti di antichi mammuth, una pratica ben descritta nel recente Genesis 2.0 dello svizzero Christian Frei. Sempre in Siberia è la città di Norilsk, che ospita le miniere di nichel e altri metalli più grandi del mondo ed è tra i luoghi più inquinati del pianeta.

Agli antipodi, il deserto cileno di Atamacama è punteggiato di vasche gialle o azzurre dove si tratta il litio, fondamentale per le batterie dei telefoni o delle auto elettriche. A Immerath, Germania, si sono abbattute case e una chiesa per allargare le miniere di carbone a cielo aperto.


Ottobre d'essai

Mercoledì
20 novembre 2019

Ore 16.00

Giovedì
21 novembre 2019

Ore 21.00

 

Biglietti:

Intero € 4,00

 

 

 

 

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Le verita'

Regia di Kore'eda Hirokazu.

Con Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Clémentine Grenier, Manon Clavel.

Diva del cinema francese, Fabienne Daugeville pubblica un libro di memorie e per l'occasione riceve la visita della figlia Lumir, sceneggiatrice che vive a New York con il marito Hank e la piccola Charlotte.

Nella villa parigina di Fabienne, le due donne si sforzano di entrare in contatto l'una con l'altra e di fare i conti con il passato, impresa resa tanto più ardua dalla presenza delle famiglie e del maggiordomo Luc, stufo di essere dato per scontato. Fabienne è anche impegnata sul set, recitando in un film che confonde ulteriormente i confini del ruolo materno e di quello filiale.

Il giardino della villa di Fabienne è nel mezzo di Parigi, e quando d'estate cadono le foglie il rumore della metro si fa più acuto, ma sembra un mondo a parte, recluso. È il piccolo regno di una donna che al mestiere di attrice ha dato tutto, anche a scapito degli affetti personali.

Kore-eda, nel suo secondo debutto stavolta in territorio straniero, con la curiosità meticolosa dell'outsider esplora ogni angolo di una casa bellissima, "anche se c'è una prigione proprio qui dietro". E in una prigione della parola deve sentirsi Lumir, figliol prodiga che da bambina voleva fare l'attrice, ma che da adulta è diventata sceneggiatrice, nel tentativo forse di dare un senso alla voce di una madre che spesso di fronte alla realtà sceglie di far vincere la leggenda. Per essere l'opera di un regista che gira in una lingua non sua, Le Verità stupisce per la perfetta sinfonia di ambiguità e allusioni dei suoi dialoghi, giocati su un corto circuito costante di età, ruoli familiari, ricordi e riflessi di sé.

Sull'onda della consacrazione con Un affare di famiglia, Palma d'oro a Cannes e grande successo internazionale, l'autore giapponese si cala nel contesto alto-borghese della vecchia Europa in modo discreto ma decisivo, recando in dote il suo elegante rigore di messa in scena a beneficio di una storia che, lasciata al suo eccesso francese, avrebbe potuto facilmente perdersi.

Poco incline ad avventurarsi per le vere strade di Parigi, che fanno solo un paio di fuggevoli apparizioni, Kore-eda crea invece una domesticità sempre visibilmente artefatta (dal suddetto giardino-prigione agli interni in auto, così simili al green screen sulle finestre del set cinematografico a cui conducono) in cui Catherine Deneuve e Juliette Binoche possono giocare la loro partita a suon di finzioni. Le due star, mai prima insieme sullo schermo, sono poco credibili come madre e figlia, ed è proprio questo il punto: nemmeno i loro personaggi ci credono, in un film troppo plurale per essere categorico.


Ottobre d'essai

Mercoledì
27 novembre 2019

Ore 16.00

Giovedì
28 novembre 2019

Ore 21.00

 

Biglietti:

Intero € 4,00

 

 

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Brave ragazze

Regia di Michela Andreozzi.

Con Ambra Angiolini, Ilenia Pastorelli, Serena Rossi, Silvia D'Amico, Luca Argentero.

A Gaeta, negli anni Ottanta, quattro donne in crisi provano a cambiare il corso delle loro vite improvvisandosi rapinatrici. Una di loro, Caterina, ha l'idea: qualsiasi crimine commetteranno, lo faranno mascherate da uomini per non essere riconosciute.

Chicca trova le pistole, Maria nasconde i soldi e Anna seduce il poliziotto che investiga sul caso.

Ma dopo aver messo a segno il primo colpo è impossibile fermarsi: pur restando in fondo al cuore delle brave ragazze, per le quattro amiche diventa sempre più difficile tracciare una linea di confine tra giustizia e vendetta, bene e male, morale e necessità.

La vulgata generale, nei paesi in cui la parità di genere è un orizzonte lontano, è che le donne non sappiano lavorare insieme. Che non riescano a fare squadra. Il corollario del cliché, nelle cinematografie in cui il gender gap è così radicato da essere considerato strutturale, è che le attrici non vogliano lavorare insieme.

Che non credano nella collaborazione. L'onesta commedia di Michela Andreozzi - heist movie che più classico che non si può, tratto da una storia vera accaduta in Francia, qui trasportata a Gaeta - sbaraglia in un colpo solo entrambi i luoghi comuni, consegnando allo spettatore un film realizzato da una squadra quasi integralmente al femminile (le quote azzurre ci sono: Luca Argentero, Max Tortora e Max Vado nel cast; Alberto Manni al copione), il cui cuore è costituito proprio dall'intelligente alchimia che lega le attrici principali.

Se pure nel racconto dell'ascesa e della caduta di un gruppo di donne sull'orlo di una crisi di nervi Andreozzi commette qualche ingenuità (è pur sempre un'opera seconda), il melange dei caratteri delle protagoniste è efficace e funzionale.

Quelli di Anna, Chicca, Caterina e Maria sono caratteri rischiosi, al confine con la maschera - la proletaria, la ribelle, la timida, la sottomessa - che il talento delle singole attrici, messo al servizio del gruppo, colora di sfumature inedite ed emotivamente coinvolgenti. La parte più interessante e riuscita del film è tutta qui, nel minuzioso e dettagliato lavoro di Andreozzi sulle sue interpreti.


Ottobre d'essai

Mercoledì
4 dicembre 2019

Ore 16.00

Giovedì
5 dicembre 2019

Ore 21.00

 

Biglietti:

Intero € 4,00

 

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C'era una volta a Hollywood

Regia di Quentin Tarantino.

Con Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch, Margaret Qualley.

Los Angeles, 1969. Sharon Tate, promettente attrice americana e sposa di Roman Polanski, è la nuova vicina di Rick Dalton, star della televisione in declino. Dalton condivide la scena con Cliff Booth, stuntman che si è fatto (e rotto) le ossa nei western girati a Spahn Ranch.

Controfigura e chauffeur di Dalton, Cliff vive in una roulotte con una cane disciplinato e fedele proprio come lui che da anni ammortizza le cadute e i rovesci dell'amico.

E l'ultimo scacco costringe Rick e il suo doppio a traslocare dall'altra parte dell'oceano per girare un pugno di spaghetti-western. Sei mesi e una moglie (italiana) dopo, Rick e Cliff tornano a Los Angeles dove li attende la notte più calda del 1969. Il cinema può salvare il mondo? Quentin Tarantino crede in ogni caso che possa vendicare gli ebrei (Bastardi senza gloria), affrancare dalla schiavitù (Django Unchained), cambiare il passato e offrire la chance ai vinti di regolare i conti coi propri carnefici.

In risonanza con Django Unchained e Bastardi senza gloria, che offrivano un'alternativa alla Storia facendo un falò dei gerarchi nazisti e dei bianchi schiavisti dell'America alla vigilia della Guerra Civile, C'era una volta...a Hollywood segue lo schema appropriandosi della storia del cinema, di una storia del cinema.

La vendetta, sempre. Sempre più catartica, sempre più selvaggia, sempre più appassionante e sadica sul piano della rappresentazione. A compierla è un altro irresistibile tandem, due naufraghi della sottocultura hollywoodiana, un attore di serie B e la sua controfigura, che sembrano sognare ciascuno la vita dell'altro mentre le rispettive carriere colano a picco sotto il peso dei fallimenti e delle frustrazioni. Ma la vendetta questa volta non è quella dei personaggi, inconsapevoli 'dei fatti reali', ma è quella di un autore romantico che crede nell'immenso potere del cinema, che crede che tutto sia ancora possibile, come se la finzione potesse deflagrare la realtà.

Agli spettatori Tarantino offre un'esperienza differente, imbarcandoli nella sua nostalgia e nella deambulazione urbana piuttosto che costruire daccapo intrighi esplosivi. Per la prima volta rinuncia alla cavalleria, evocando con riguardo e pudore il soggetto che gli sta più a cuore: il suo amore per il cinema.

C'era una volta...a Hollywood è un film intimo e contemplativo, lisergico e (incredibilmente) lineare su un'età dimenticata, perduta, sul cinema della sua infanzia, quello che lo ha innamorato perdutamente mentre il colore diventava la norma e Hollywood perdeva la sua innocenza sotto i colpi di coltello di Charles Manson e dei suoi adepti. Il cinema di Steve McQueen e di Bruce Lee, quello dei vecchi western di seri B e delle produzioni televisive poliziesche degli anni Sessanta.