OTTOBRE D'ESSAI

Mercoledì 25 settembre - ore 16.00
Giovedì 26 settembre - ore 21.00

dolor y gloria

Regia di Pedro Almodóvar.

Con Antonio Banderas, Asier Etxeandia,
Leonardo Sbaraglia, Nora Navas.

OTTOBRE D'ESSAI

Mercoledì 2 ottobre - Ore 16.00
Giovedì 3 ottobre - Ore 21.00

I FRATELLI SISTER

Regia di Jacques Audiard.

Con John C. Reilly, Joaquin Phoenix,
Jake Gyllenhaal, Riz Ahmed

OTTOBRE D'ESSAI

Mercoledì 9 ottobre - Ore 16.00
Giovedì 10 ottobre - Ore 21.00

IL PRIMO RE

Regia di Matteo Rovere.

Con Alessandro Borghi, Alessio Lapice,
Fabrizio Rongione, Massimiliano Rossi, Tania Garribba

OTTOBRE D'ESSAI

Mercoledì 16 ottobre - Ore 16.00
Giovedì 17 ottobre - Ore 21.00

TESNOTA

Regia di Kantemir Balagov.

Con Atrem Cipin, Olga Dragunova,
Veniamin Kac, Darya Zhovnar, Nazir Zhukov.

OTTOBRE D'ESSAI

Mercoledì 23 ottobre - Ore 16.00
Giovedì 24 ottobre - Ore 21.00

GLORIA BELL

Regia di Sebastián Lelio.

Con Julianne Moore, John Turturro,
Caren Pistorius, Michael Cera.

OTTOBRE D'ESSAI

Mercoledì 30 ottobre - Ore 16.00
Giovedì 31 ottobre - Ore 21.00

L'ASSOLUTO PRESENTE

Regia di Fabio Martina.

Con Yuri Casagrande, Gil Giuliani,
Claudia Veronesi, Francesca Tripaldi,
Federica Fracassi, Bebo Storti.

Ottobre d'Essai

Mercoledì
25 settembre 2019

Ore 16.00

Giovedì
26 settembre 2019

Ore 21.00

 

Ingresso Euro 4.00

 

 

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Dolor y gloria

Regia di Pedro Almodóvar.

Con Antonio Banderas, Asier Etxeandia, Leonardo Sbaraglia, Nora Navas, Julieta Serrano.

Il regista Salvador Mallo si trova in una crisi sia fisica che creativa. Tornano quindi nella sua memoria i giorni dell'infanzia povera in un paesino nella zona di Valencia, un film da cui aveva finito per dissociarsi una volta terminato e tanti altri momenti fondamentali della sua vita.

Almodóvar (come si definisce ormai in forma icastica da tempo nei titoli di testa dei suoi film) torna ad essere Pedro (anche se sotto le mentite spoglie di Salvador Mallo) e ci parla di sé, del proprio malessere, della difficoltà di portare avanti il pavesiano mestiere di vivere sotto il cielo di Madrid.

Lo fa tenendo sotto controllo quel tanto di automanierismo che progressivamente si era insinuato nel suo cinema e, soprattutto, lasciandosi andare sul piano emotivo. Ciò che non era accaduto in La mala educaciòn, film anch'esso legato al suo vissuto giovanile, avviene qui. Grazie anche alla scelta del giusto alter ego.

Come Federico Fellini aveva trovato in Marcello Mastroianni chi poteva tradurre al meglio il se stesso cinematografico così Pedro Almodóvar ha nell'amico e attore Antonio Banderas una persona a cui può trasferire il proprio sentire più intimo con la certezza di non essere mai tradito, neppure in un incontrollato battere di ciglia.

Perché non è facile mettersi a nudo dinanzi a milioni di persone raccontando senza edulcorazioni il proprio periodo di dipendenza dall'eroina così come lo stretto legame con una figura materna la cui perdita ancora si fa sentire in profondità.

Si parla di un film rinnegato e poi riabilitato per finire con il prenderne di nuovo le distanze in Dolor y gloria. Si mostra come il teatro, con il suo contatto diretto con il pubblico, abbia una valenza ancestrale che conserva in maniera misteriosa anche quando è il cinema che lo mette in scena. Perché sicuramente questo è un film a cuore aperto in cui la speranza di poter rinascere dal liquido salvifico ma anche amniotico è dichiarata già in apertura ma è anche una matura e complessa riflessione sul cinema e sulla sua possibilità di esprimere ciò che può sembrare quasi indicibile.


Ottobre d'essai

Mercoledì
2 ottobre 2019

Ore 16.00

Giovedì
3 ottobre 2019

Ore 21.00

 

Biglietti:

Interi Euro 4.00

 

 

 

 

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I fratelli Sister

Regia di Jacques Audiard.
Con John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal, Riz Ahmed, Jóhannes Haukur Jóhannesson

Oregon, 1851. Eli e Charlie Sisters sono fratelli e pistoleri virtuosi al servizio del Commodore, padrino locale che li lancia sulle tracce di Herman Warm, cercatore d'oro fuggito in California.

L'uomo ha messo a punto un processo chimico per separare l'oro dagli altri residui minerali su cui il Commodore vuole mettere le mani. A cavallo, i Sisters avanzano verso il loro obiettivo per torturarlo e poi piantargli una pallottola in testa. A precederli nella caccia è John Morris, investigatore umanista che ha il compito di rintracciare Warm e trattenerlo fino all'arrivo dei due sicari. Ma il chimico è pieno di sorprese e finisce per sorprendere Morris, coinvolgendolo nella sua impresa: trovare l'oro e costruire una società ideale a Dallas.

Ostinato nella ricerca, Charlie prosegue la cavalcata mentre Eli comincia a porsi delle domande sul senso delle loro azioni e sulla sulfurea reputazione che li precede ovunque vadano.

Primo film americano di Jacques Audiard, The Sisters Brothers conquista l'Ovest e riflette a colpi di colt sulla fraternità biologica. Tra l'Oregon e la California, la strada è lunga e gli incontri tanti, il viaggio cova l'oro e un segreto: la consapevolezza che la fratellanza non è un sentimento vano.

Realista e parodico, The Sisters Brothers è un percorso iniziatico che mette alla prova il legame di fraternità che unisce i 'Sisters'. Il cognome (Sisters), che contempla la sorellanza dei fratelli e la grazia del gesto femminile (si prendono cura l'uno dell'altro tagliandosi reciprocamente i capelli), corregge il culto della virilità rimproverato al regista in Dheepan, thriller politico a base di testosterone, ideologia passiva e artiglieria pesante. Pieno di humor nero e di profondità insospettabili, di personaggi truculenti e avventure memorabili, il western di Audiard riprende i codici del genere per deviarli come un treno impazzito nell'America della corsa all'oro.

Adattamento del romanzo omonimo di Patrick deWitt, The Sisters Brothers va al di là dell'omaggio al genere e insegue le sue prede al fianco di due criminali che incarnano alla perfezione il folclore del Far West.


Ottobre d'essai

Mercoledì
9 ottobre 2019

Ore 16.00

Giovedì
10 ottobre 2019

Ore 21.00

 

Biglietti:

Intero € 4,00

 

 

 

 

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Il primo Re

Regia di Matteo Rovere.
Con Alessandro Borghi, Alessio Lapice, Fabrizio Rongione, Massimiliano Rossi, Tania Garribba

Romolo e Remo, letteralmente travolti dall'esondazione del Tevere, si ritrovano senza più terre né popolo, catturati dalle genti di Alba. Insieme ad altri prigionieri sono costretti a partecipare a duelli nel fango, dove lo sconfitto viene dato alle fiamme.

Quando è il turno di Remo, Romolo si offre come suo avversario e i due collaborando con astuzia riescono a scatenare una rivolta, ma è solo l'inizio del loro viaggio insieme agli altri fuggitivi e a una vestale che porta un fuoco sacro. Sapendo di avere forze nemiche sulle proprie tracce decidono di sfidare la superstizione e si avventurano nella foresta, dove Remo dà prove di valore e conquista la leadership del gruppo, mentre Romolo può fare poco altro che riprendersi da una ferita. Quando a Remo viene letto il destino dalla vestale, lui decide di sfidare il volere degli dèi.

Epica barbara, mito di fondazione e tragedia classica con tanto di hybris, tutto questo fa di Il primo Re un vero e proprio antipeplum, stilisticamente brutale ma al tempo stesso attento alla natura incontaminata dell'alba della civiltà.

Il merito di Matteo Rovere va in buona parte condiviso con il magnifico lavoro di Daniele Ciprì alla fotografia con luce naturale, dove i raggi di sole filtrano tra le fronde della foresta e solo i fuochi tengono a bada le tenebre della notte. La regia cerca di ricostruire un'atmosfera tanto quanto un racconto eroico e tragico, dando eguale spazio ai più piccoli dettagli di riti magici e religiosi, dei costumi, delle primitive capanne e dell'ambiente naturale. Senza dimenticare lo spettacolo, presente fin dall'apertura con l'onda che travolge i due fratelli in un momento altamente drammatico e visivamente impressionante, dove il lavoro in computer graphic non ha cedimenti.

Allo stesso modo i numerosi scontri all'arma bianca e corpo a corpo non vanno per il sottile, gli stunt men non trattengono i colpi e la violenza è spaventosa e credibile, senza mai il bisogno di ricorrere al sangue digitale - che invece segnava i momenti meno felici di un film vicino a questo (ma più astratto) come Valhalla Rising.

Più che ai classici italiani del filone mitologico ed epico, Matteo Rovere guarda a modelli naturalistici come The New World di Terrence Malick, di cui evita però la voce over con le sue infinite domande: i protagonisti di Il primo Re ci sono proposti nelle loro semplici gesta, lasciando parlare le azioni e limitando al minimo anche i dialoghi, parlati in proto-latino e sottotitolati.

Il lavoro di ricostruzione linguistica ha fatto avvicinare il film anche ad Apocalypto di Mel Gibson, ma la messa in scena è meno adrenalinica e si guarda piuttosto a Revenant - Redivivo di Alejandro González Iñárritu, di cui comunque Rovere evita saggiamente di riprendere gli eccessi onirici e lirici.


Ottobre d'essai

Mercoledì
16 ottobre 2019

Ore 16.00

Giovedì
17 ottobre 2019

Ore 21.00

 

Biglietti:

Intero € 4,00

 

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Tesnota

Regia di Kantemir Balagov.
Con Atrem Cipin, Olga Dragunova, Veniamin Kac, Darya Zhovnar, Nazir Zhukov.

1998. Nalchik, Caucaso.

Una coppia di giovani fidanzati ebrei viene rapita e la richiesta economica per il riscatto è molto elevata. Entrambe le famiglie si rivolgono alla comunità ma la situazione si rivela più complicata del previsto.

Ilana, la sorella del rapito, è la persona che maggiormente avverte su di sé le tensioni familiari e sociali.

Giunge sui nostri schermi, grazie a una distribuzione coraggiosa che merita tutta la possibile attenzione, l'opera prima di Kantemir Balagov che a Cannes 2017 vinse il Premio della critica e che, nel frattempo, ha conquistato numerosi riconoscimenti in vari festival.

Questo film dell'allora ventiseienne Balagov dimostra che le scuole di cinema non sono sempre 'inutili' come qualcuno pretenderebbe appellandosi all'illuminazione proveniente dal genio e dalla creatività liberi da vincoli di apprendimento sistematizzato. Perché Kantemir ha frequentato l'Università di Nalchik promossa e diretta da Aleksander Sokurov e il frutto di quell'apprendimento si riversa in un film che chi non ne fosse a conoscenza stenterebbe a credere che si tratti di un'opera prima.

Perché grazie anche a un cast baciato dalla grazia della recitazione (in particolare l'esordiente Darya Zhovnar nel ruolo di Ilana) riesce a costruire una narrazione che affronta tematiche che partono da una 'storia' (che Balagov dichiara essere realmente accaduta) per aprirsi alla Storia (quella del conflitto in Cecenia).

Il film infatti affronta non solo le tensioni latenti che il sequestro fa esplodere all'interno del nucleo familiare (si osservi in particolare anche il personaggio della madre carico di sentimenti trattenuti con fatica in un autocontrollo masochistico) ma si apre rapidamente per offrirci uno sguardo su una comunità che sta perdendo il senso della solidarietà e che comunque costruisce divisioni tra coloro che ne hanno sempre fatto parte e chi è 'venuto da fuori'.


Ottobre d'essai

Mercoledì
23 ottobre 2019

Ore 16.00

Giovedì
24 ottobre 2019

Ore 21.00

 

Biglietti:

Intero € 4,00

 

 

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Gloria Bell

Regia di Sebastián Lelio.
Con Julianne Moore, John Turturro, Caren Pistorius, Michael Cera, Brad Garrett.

Gloria Bell ha cinquant'anni, un marito alle spalle e due figli che non hanno più bisogno di lei. Dinamica e indipendente, canta in auto a squarciagola e si stordisce di cocktail e di danza nei dancing di Los Angeles.

Una notte a bordo pista incrocia Arnold, un uomo separato che sogna un cambiamento. Gloria si lancia, Gloria ci crede. Arnold ci prova ma poi improvvisamente non è più là. Volatilizzato fino alla prossima promessa. Per lui il passato è una prigione.

Tra amplessi e abbandoni, Gloria finisce al tappeto ma si rialza e balla. C'è sempre nell'idea di un remake la ricerca di un gesto artistico. La necessità di rifare l'originale non è (soltanto) un semplice esercizio di stile e sta lì tutta la sua bellezza, nella vertigine metafisica che rivela: rifacendo la stessa opera non otteniamo mai lo stesso film.

Con Gloria Bell, Sebastián Lelio fa (di) nuovo il suo Gloria, riscrivendo in buona compagnia (Jim McBride, All'ultimo respiro, Gus Van Sant, Psycho, Michael Haneke, Funny Games e molti altri prima di lui) una storia del cinema che racconta sempre la prima volta. Uscito in sala nel 2014, Gloria vince l'Orso d'argento a Berlino e ottiene un consenso plebiscitario.

Al centro del film una donna forte e fragile insieme che sa risolversi quando tutto sembra affondare e risollevarsi quando cade con un bicchiere e una dignità rara. Gloria, interpretata da Paulina Garcìa, incarna nella versione originale la faccia moderna del Cile. Gloria è portatrice sana di un movimento vitale di giovinezza che esplode a Santiago durante una manifestazione studentesca.

Sequenza capitale del film che incrocia sull'Alameda una nuova generazione, che non ha ancora il suo posto, e una vecchia, che non ha più il suo. In questa conciliazione e in questa emergenza di forze vive, come negli ancheggiamenti di Gloria sulla pista, l'autore sogna l'avvenire del Cile.

Ma traslocando la sua Gloria a Los Angeles, dentro un'altra cultura e un altro tempo, Sebastián Lelio firma un remake più universale e testimonia la vitalità di un genere più libero di quello che appare. Dirige e prolunga un'opera che lo ossessiona, dandogli un'altra possibilità e facendola risuonare con l'attualità. A restare irriducibile è la donna in primo piano. L'empatia che film e personaggio generano nasce dalla considerazione di una stagione della donna relegata abitualmente in subordine.


Ottobre d'essai

Mercoledì
30 ottobre 2019

Ore 16.00

Giovedì
31 ottobre 2019

Ore 21.00

 

Biglietti:

Intero € 4,00

 

 

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L'assoluto presente

Regia di Fabio Martina.
Con Yuri Casagrande, Gil Giuliani, Claudia Veronesi, Francesca Tripaldi, Marco Foschi, Federica Fracassi, Bebo Storti.

Milano oggi. Tre ragazzi, Cosimo, Riccardino e Giovanni a bordo di un Suv aggrediscono a calci di notte un giocoliere di strada che sta rientrando a casa e lo lasciano in gravi condizioni sul terreno. Da quel momento seguiamo ciò che è accaduto prima e dopo l'aggressione.

Fabio Martina, con la collaborazione per la sceneggiatura di Massimo Donati e Alessandro Leone, offre allo spettatore uno sguardo raggelato (ma proprio per questo tagliente) su Milano e su uno spaccato di gioventù che certo non intende rappresentare 'i giovani' nella loro totalità ma che non si ritrae neppure dalla constatazione anche di questo tipo di realtà. La cronaca si incarica spesso di darcene conto ma il cinema, se ben scritto, diretto e recitato può fornirci un impatto molto più forte.

Vedere L'assoluto presente è come osservare "La lezione di anatomia" di Rembrandt perché viene messo a nudo ciò che la nostra società tende a occultare e che si manifesta spesso in quelle interviste da TG in cui gli autori di crimini efferati vengono descritti come persone 'normali' da chi li ha conosciuti in precedenza.

Cosimo, Riccardino e Giovanni sono infatti 'normali' per chi vuole evitare di vedere e si limita a guardare. Lo sono in quella noia interiore e profonda che li avvolge come accadeva un tempo a Milano con la nebbia. Una coltre spessa e impalpabile che penetra nell'intimo e spinge ad andare 'oltre', a superare il limite per compiere un gesto che per pochi istanti faccia sentire 'vivo' chi è già morto dentro. È interessante il modo in cui viene descritta la quotidianità dei tre e la loro reazione a quanto compiuto.

Vengono alla mente dei classici come Germania Anno Zero o opere più recenti come I nostri ragazzi ma qui l'originalità sta nello sguardo e nell'utilizzo di una Milano liberata dagli stereotipi e restituitaci nella sua distanza. La metropoli finisce con il lasciare totalmente soli questi ragazzi e lo fa attraverso figure genitoriali che o hanno abdicato al ruolo o si presentano come cattivi maestri.

Bebo Storti, nella sua breve ma efficacissima presenza sullo schermo, ne riassume tutto il peggio con estrema aderenza al vero. Bene fa il trailer del film ad evocare il clima e la tensione non raccontando però nulla della vicenda perché questa giornata di compleanno (quello di Cosimo che ha ricevuto in regalo il Suv) va spenta candelina dopo candelina per apprezzarne il senso complessivo.